Tacchi al centro commerciale parte 2 ritorno a cas
Scusate piccoli miei.. mi sono praticamente addormentata scrivendo. Dove eravamo rimasti.. ah si, ecco. Ero intenta a masturbarmi nel bel mezzo del centro commerciale. Credevo di non essere vista ma ho notato sul retro dello scaffale un
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ragazzino, credo appena maggiorenne, che mi guardava con un evidente rigonfiamento nei calzoni. Ero agitatissima, tirai subito fuori la mano che ancora con 2 dita stava spingendo il cetriolo e finsi di cercare qualche prodotto dallo scaffale. Anche il ragazzo sembrava imbarazzato, tanto che seguendo la fidanzata si allontanò dal posto (ho sperato vivamente che fosse solo la mia immaginazione e che in realtà non mi avesse notato).
Decisi a quel punto di recarmi nel bagno per completare la mia masturbazione ormai agitata. Mi tolsi le scarpe e appoggiai i piedi sui braccioli accanto al lavabo, il fresco della ceramica sui miei piedi aumentava il desiderio, sempre più forte di un potente orgasmo. Bagnai la mia mano con il lubrificante e con movimenti a mano aperta sul mio clitoride massaggiai, prima dolcemente e poi sempre più con forza, la zona calda.
Stavo per spruzzare come una fontana.. quando improvvisamente sentì la maniglia e un viso di donna si affacciò nella stanza, ritraendosi immediatamente. VOlevo sotterrarmi. Con che faccia sarei uscita ora? Ancora tremante e senza aver raggiunto l’orgasmo mi asciugai velocemente e tirato giù il vestito e indossate le scarpe uscii di s**tto.
Fortunatamente la donna non era più presente e riuscii ad uscire rapidamente da quella situazione scomoda. Mi recai al parcheggio allontanandomi di corsa, attirando col rumore dei miei tacchi lo sguardo di tutti quei mariti porci presenti.
Avevo la bocca secca, mi vergognavo. E se ormai fossi segnata dagli eventi di oggi? E se mi avessero vista? Un senso di vergogna mi attraverso il corpo. Dall’agitazione faticavo a guidare tanto che giunta sotto casa toccai leggermente son la macchina contro il recinto.
Presi le chiavi aprii il portone, salutai la portinaia come nulla fosse e chiamai l’ascensore. Intanto la mia mente ripercorreva tutta la giornata, interrotta solo dallo sguardo insistente della portinaia in lontananza. Era una signora matura, ormai sui 50 ma che ancora attirava lo sguardo di tutti i ragazzini, i quali (così vociferava la signora del terzo piano) si masturbavano quotidianamente pensando a lei, spiandola dai balconi mentre annaffiava le piante o cambiava i sacchi, oppure nei box auto quando con le sue zeppe da oltre 14cm attraversava di gran carriera il vialetto ogni mattina ed ogni sera al tramonto. Per quegli adolescenti ormai era un appuntamento fisso e sembra a giudicare dai vestiti succinti che indossava, che lo fosse anche per lei. Più di una volta notai dei preservativi sulla sua scrivania nell’atrio e ogni tanto avevo il sospetto che ammiccasse dei sorrisetti, accarezzandosi la gamba col piede, avvolto in quelle collant che solo ad immaginare sulla mia lingua mi s**tenano un brivido. Porta da sempre una cavigliera d’oro, simbolo della sua libertà. In quel momento avrei voluto leccarla dalla pianta di quei piedini fin sui suoi grossi seni abbronzati.
Proprio in quell’istante, quasi a leggermi nel pensiero fece come per avvicinarsi. Aveva ormai la mano sulla maniglia del portone quando una mano la ritrasse. Era un uomo di colore, alto, muscoloso. Di quelli che sicuramente hanno una mazza di cavallo tra le gambe. Mi guardò un’ultima volta dal vetro prima di sparire insieme a lui verso le cantine. Qualcosa mi disse di seguirli….
Scesi di corsa, non curante del rumore dei miei tacchi. Ero eccitatissima. Scese le scale dalla cantina 205 notai una luce accesa uscire dal foro sulla porta. Presi in mano le scarpe ed in silenzio mi avvicinai. Il cuore batteva a mille e le mie cosce erano pronte a bagnarsi. Mi misi sulle punte e osservai all’interno. Proprio in quel momento l’omone nero aveva tra le mani il suo grosso arnese e presa per i capelli Paola, la portinaia, la obbligo a ciucciargli le palle mentre si masturbava “questo è per non aver fatto il tuo dovere” disse. Era visibilmente agitata, avrei voluto chiamare aiuto. Pensavo fosse complice di questo ma iniziavo a credere che stesse subendo una violenza. Vidi però scendere la sua mano fino alla base della figa e iniziare a muoversi. Si stava masturbando la troia, mentre con le palle nel nero quasi in gola per miracolo non soffoca. Il suo cazzo era così grosso, tutto nero. Non era perfettamente dritto ma la sua lunghezza era notevole, desideravo averlo dentro di me. Chiusi gli occhi e immaginai di prenderlo tra i miei piedi per masturbarlo per bene fino a farlo diventare duro come marmo. La portinaia continuava a ciucciare come una ventenne e l’uomo sembrava apprezzare, tanto che senza troppi complimenti la prese di forza lanciandola letteralmente sul ripiano di alluminio contro la parete. Lei con la testa incastrata tra gli attrezzi cercando di ricomporsi e il nero che come un a****le le infilava il suo grosso cazzo nel culo! Paola a quel punto emette un urlo, prima di dolore, ma poco a poco diventa un gemito di piacere e mentre viene cavalcata da dietro brutalmente inizia a gridare “”….vieni…viene Elenaa…vienii!!!”. Per lo spavento quasi caddì. Mi girai di colpo e lasciando per terra la borsa e le scarpe corsi in casa. Chiusi tutte le porte e le finestre. E ora? E ricordai di non avere minimamente idea di che fine avesse fatto il mio cetriolo.
La notte fu agitatissima. Sognavo di essere trapanata da cazzi neri che non mi davano tregua, volevo urlare!! Non so per quale motivo, ma sentii che la mattina seguente sarei dovuta tornare al centro commerciale. Un presentimento…
Continua con la terza parte.. coming soon